Intervista a GIULIA SAGRAMOLA

Intervista a GIULIA SAGRAMOLA
di Youthless fanzine

- Sei nata a Fabriano, il paese della carta e degli album da disegno. Un destino segnato fin dall'infanzia?
Diciamo che ha influito senza rendermene conto, è vero che la carta non è mai mancata, ma più di tutti credo che abbiano influito mio padre e mia madre. Mio padre si è sempre divertito a farmi giocare con lui attivamente, creavamo bigliettini di Natale, bambole di carta, storie, con mamma facevamo tanti lavoretti manuali. Avevano preso un rotolone di carta che stendevano sulle pareti e dove disegnavo in continuazione anche a 2/3 anni, andando sistematicamente fuori foglio, sul muro.
Pensandoci, la scelta di disegnare è anche banale vista la mia provenienza: l'unica fatica che ho fatto è stata di andare ad Ancona a comprare l'inchiostro e un pennello, perché da me si trova quasi solo la carta!

- Tra le mille cose da te realizzate c'è anche la partecipazione alle illustrazioni musicali di "Guida al frastuono più atroce" Vol.2 dell'etichetta indipendente Musica per Organi Caldi.  Sei stata tu a proporti o loro a chiamare te? Perché hai scelto di illustrare i Beatles?
Questo tipo di iniziative scattano sempre chiacchierando con altre realtà indipendenti, durante le fiere di fumetto. Rocco e Simone mi hanno proposto di partecipare e coinvolgere anche Elvira (di Zizì) e ci hanno assegnato loro i gruppi. Quindi non ho scelto personalmente i Beatles, anzi quando mi è stato chiesto di disegnarli mi sono sentita moltissimo in soggezione! Per circa due mesi ho fatto una full immersion di documentari, musica e film sul tema, ogni volta che avevo del tempo libero cercavo di documentarmi, è stato bello, ho scoperto tante cose che non conoscevo, una delle cose più divertenti è stata vedere Help!.

- Del resto la musica non ti è del tutto estranea..ho visto che hai collaborato anche con il "milanese" Rock it...
Amo la musica, è qualcosa che mi ha sempre affascinata, ho anche avuto una breve fissazione per il pianoforte e alle medie ho fatto una sezione ad indirizzo musicale, quindi mi è sempre capitato di inserirla nei fumetti, anche ai tempi delle autoproduzioni con Selfcomics e ovviamente sono sempre contenta di partecipare a collaborazioni sul tema. Con Rockit, grazie alle belle interviste di Davide Brace, sono riuscita a disegnare interpretando, due gruppi della scena indipendente italiana: Gioacchino Turù e Vanessa V. e Jocelyn Pulsar. Mi piace la loro musica, i primi li ho scoperti al Tafuzzy Days di Riccione, sono divertentissimi e geniali nelle loro storie d'amore senza peli sulla lingua, il secondo l'ho potuto approfondire di più grazie all'intervista e ho scoperto il suo mondo ironico e intimista, un bel modo per acoltare gruppi nuovi!

- Ascolti musica mentre disegni?
Si, ascolto molta musica, soprattutto quando devo iniziare a progettare oppure mentre impagino, ascolto tutto quello che mi capita e vado a fasi, in questo periodo ascolto molto Beach House, Brunori Sas, Devo, Phoenix, Beach Boys, Ramones, Grizzly Bear, i Camillas, Karen O and The Kids, Vampire Weekends, Dum Dum Girls. Ma ascolto anche molta radio, mi piace tantissimo Dispenser, su Radio 2 con conduttori Costantino Della Gherardesca e Federico Bernocchi, solitamente ascolto i loro podcast mentre faccio cose più tecniche e ripetitive come inchiostrare o colorare, ora Radio 2 ha chiuso il loro programma e sono arrabbiatissima.

- Se tu dovessi illustrare una canzone quale sceglieresti?
Da circa 8 anni vorrei disegnare una canzone e non sono mai riuscita a farla come vorrei, Niente da capire di Francesco De Gregori. Curare l'artwork per un gruppo musicale, magari per uno dei tanti italiani che ascolto, è una cosa che ancora non mi è capitata, ma che mi piacerebbe molto.

- Passi agilmente dall'illustrazione alla grafica, dal video ad oggetti totalmente "handmade". Quanto ha influito la tua preparazione scolastica? Dove hai studiato? E quanto c'è di autodidatta?
Sicuramente è una cosa che ha influito tantissimo, mi è sempre piaciuto fare tante cose, quindi l'ISIA è stata la scuola migliore per me, quando ho iniziato non dovevo scegliere un indirizzo di studio, quindi ho provato di tutto: grafica, fotografia, tipografia, illustrazione, packaging… La curiosità mi ha portata a cercare di fare cose che non conoscevo, magari seguendo la strada di altri artisti che ho scoperto su internet. La Massana di Barcellona è stata il colpo di grazia! Lì ho potuto fare altre attività manuali che nella mia scuola mancavano: incisione, animazione tradizionale (nulla a computer), serigrafia, disegno dal vero, il tutto insegnato molto liberamente, facendoci provare da soli, per esempio ad animazione la lezione era solo una serie di stimoli, senza nulla di pratico, poi andavo a casa e provavo. Queste attività scolastiche si sono sommate alle cose che ho scoperto nei miei viaggi, in internet e soprattutto dagli amici, poi quando ho potuto, ho provato a fare le cose da me.

- Un anno a Barcellona tra le meraviglie di Gaudì. Riassunto breve breve...



È stato un anno incredibile, ci ho messo circa 4 mesi per ambientarmi, soprattutto perché non ero con tanti erasmus, ma con molti catalani nella classe, poi volevo imparare la lingua, quindi i primi tempi ero abbastanza sola. Quando non sapevo che fare e mi prendeva la nostalgia, cercavo di uscire e di vedere il più possibile mostre, librerie, film in lingua, caffè.
Poi quando anche la lingua mi ha aiutata di più e le amicizie si sono rafforzate, è stata come un'esplosione, ogni settimana capitava qualcosa di interessante, la realtà degli illustratori e dei fumettisti è molto circoscritta, Barcellona da questo punto di vista sembra una piccola città dove si conoscono più o meno tutti. Così è stato più facile avere uno scambio di idee e di collaborazioni. Che dire? Sarei voluta rimanere, ma dovevo anche finire gli studi. Torno spesso, i miei amici mi mancano, la città mi manca, non so bene se effettivamente ci sono più possibilità lavorative rispetto all'Italia, sicuramente molti stimoli in più e un clima politico meno pesante.

- Sei freelance o ti appoggi ad uno studio?
Per ora sono freelance, sono anche alla fine degli studi, ancora non ho mai lavorato a tempo pieno, non credo che riuscirò a mantenermi solo col disegno, vorrei provare a lavorare in uno studio grafico o in una casa editrice. Per il futuro mi piacerebbe avere uno studio con i miei amici, come hanno fatto le mie compagne di corso di Barcellona, fondando Les Golfes, lì è una cosa che danno tutti per scontata, mentre mi sembra che da noi sia scontato lavorare da soli in casa, però spero sia possibile realizzare questa cosa prima o poi.

- Fai parte di Zizi collective?
Si, è un'idea che è nata un paio di anni fa, mi è sempre piaciuto lavorare in gruppo, anche per paura che dopo gli studi ci si isoli un po' troppo. Io e Caterina abbiamo deciso di provare a creare un collettivo e ci è venuto naturale invitare alcune compagne di scuola che stimavamo e di cui apprezzavamo i lavori. Ora siamo in cinque, oltre noi due, Serena, Martina ed Elvira, tutte diverse e tutte con le loro identità molto personali. Insieme creiamo progetti, mostre e oggetti.

- Crei pupazzi. Li cuci a mano? Li realizzi tu artigianalmente?
I mostrini che ho realizzato li ho iniziati a fare a Barcellona, approfittando del laboratorio di serigrafia, però non avendo la macchina da cucire, molti ne ho fatti a mano, da alcuni mesi sto imparando a cucire a macchina. I primi 15/20 sono stati serigrafati da me, da quando sono tornata in Italia, non ho trovato un laboratorio dove poter fare serigrafia liberamente e quindi mi sono affidata a un ragazzo di Bergamo, Andrea: www.autistici.org/anubi 

- Alessandro Baronciani. Lo hai incontrato in un workshop, vero? In un certo senso siete vicini, bianco e nero, linea netta e pulita...
Conoscevo Alessandro da alcuni anni, per via delle fiere come Lucca Comics, il workshop con lui è stato molto interessante, soprattutto perché ha molta più esperienza di me in questo campo, inoltre era a L'Aquila e conoscere i ragazzi del liceo mi ha colpito molto. I suoi lavori li ho scoperti relativamente tardi, quando aveva pubblicato Una storia a fumetti per Black Velvet, quando l'ho letto ho notato tantissime affinità con il mio segno e ne sono rimasta stupita! Quello che mi piace del suo lavoro, che non credo di avere ancora, è una sintesi molto fotografica e scenica nelle vignette, che ricorda il cinema, credo sia dovuto anche al fatto che ha studiato molti anni animazione e l'uso delle ombre in alcune scene, questi bianchi e neri netti.

- Mai illustrata una storia per bambini? Se potessi scegliere?
No non ancora, sinceramente non saprei cosa scegliere, mi piacciono molto le storie di Rodari e di Calvino, ma anche molto Roald Dahl. Oppure magari un classico meno noto di Hans Christian Andersen, le sue storie evocano sempre immagini molto suggestive.

- Curiosando tra i tuoi lavori ho scoperto che molti sono dichiaratamente autobiografici o sbaglio? (Superfamiglia, Milk and Mint)
Non sbagli! È qualcosa che ho sempre fatto, fin dai primi fumetti che disegnavo alle elementari, è sempre stato naturale raccontare le cose che mi succedono, anche a voce, infatti quando racconto le cose ad un amico spesso mi dilungo troppo nei dettagli! Raccontare il vissuto quotidiano è una delle cose che mi interessa di più, partire dall'autobiografico mi è sempre sembrato più sicuro, nel senso di sincerità verso quello che volevo raccontare, soprattutto in un'età giovanne è  difficile riuscire a raccontare situazioni molto diverse da quelle che si sono vissute. Però non è l'unica cosa che mi interessa, mi piace la fiction, la fusione tra il sogno e la realtà, inoltre vorrei continuare a raccontare di vita quotidiana, ma usando personaggi che non esistono, che mi creo da me, vediamo cosa ne uscirà fuori.

- Nei tuoi lavori sei molto ironica, spontanea....ma hai anche affrontato temi difficili come la resistenza partigiana...
Si, come l'autobiografia, l'ironia è qualcosa che mi viene naturale quando racconto delle storie. Ovviamente, ci sono tipi di registro diversi a seconda di che cosa voglio raccontare: se parlo di partigiani, di immigrazione, o di temi sociali che mi stanno a cuore, cerco di trasmettere la mia opinione tramite i personaggi che disegno, se sono indignata cercherò di portare la storia a riflettere in quella direzione. 

- Dove si possono comprare i libri pubblicati e i tuoi "Monster Pillows"? Mandiamo tutti sul tuo bel sito color menta?
Milk and Mint e le antologie di fumetti sono rintracciabili in libreria, ma anche su internet, nel mio sito ho creato una sezione dove ho inserito i link ai negozi online http://www.giuliasagramola.it/publishings.php. I mostrini si possono comprare tramite etsy http://www.etsy.com/shop/julietteenrose o direttamente dal mio sito www.giuliasagramola.it scrivendomi un'email.

- Stai lavorando a qualcosa di nuovo?
Sto per finire il mio progetto di tesi! Nei prossimi mesi lavorerò a tempo pieno ad un libro a fumetti sulla mia infanzia, contemporaneamente ho alcuni progetti lasciati in sospeso per via della tesi che cercherò di rispolverare.

- Che cosa porterai con te al Picnic Festival? Qual è il tuo kit da lavoro?
Porterò dei pennarelli con punte S, F e M della Faber Castel, un pennello/penna della Pentel che è la mia droga, matite HB, qualche pantone e dei pastelli.
Per fare un fumetto il mio kit è in pratica questo, se uso dei pennelli, sono abituata con quello a punta tonda, serie 7, numero 2, della Windsor and Newton, come l'inchiostro, mi piace perché è veramente nero e denso. 

- Ci insegni a dire  "grazie tanto" in Giapponese? futuro viaggio in Giappone?
"Domo arigato" è grazie tanto e "Domo arigato gozaimasu" è grazie mille!
Un viaggio in Giappone lo sogno da anni! Fino ad ora non sono mai riuscita a mettere da parte abbastanza soldi, anche perché vorrei fare un viaggio un po' più articolato, uscire da Tokyo e girare, chissà, magari l'anno prossimo?

- A quando una bella copertina per youthless?
Quando volete ;)


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